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mercoledì 13 maggio 2015

Il nuoto: alleato dei bambini con ADHD?

 Iperattività, deficit d’attenzione, impulsività e inibizione del controllo motorio, sono le caratteristiche più comuni dei bambini affetti del disordine “ADHD”, fenomeno sempre più diffuso tra i bambini di età scolare compresa tra 4 e 17 anni.

 Ad oggi l’attività motoria non è la prima strategia consigliata ai genitori, vengono piuttosto consigliate proposte di psicoterapia, logopedia ed altre attività volte più che altro all’aspetto cognitivo. Diversi studi invece evidenziano i benefici che può portare l’inserimento di una regolare attività fisica durante la vita quotidiana, per migliorare in particolare l’inibizione del controllo motorio. Ma l’attività non deve essere scelta a caso.

 Nell’età dello sviluppo un’attenzione particolare va rivolta a discipline che prevedano programmi e stimoli multifattoriali, cioè con un’intensità bassa-moderata contemporaneamente ad esercizi che vadano a stimolare la coordinazione, la propriocezione e tutte le abilità motorie.

 In questa prospettiva l’attività in un ambiente acquatico risulta essere un alleato per i bambini affetti da ADHD, senza comunque tralasciare l’importanza del gioco e del divertimento che in quest’ottica favoriscono l’adesione e la voglia di partecipare.

 Uno studio preliminare fatto presso la National Taiwan Sport University, che ha coinvolto un gruppo di bambini di età compresa tra 5 e 10 anni ha dimostrato quanto lo svolgimento di attività specifiche in acqua, dia la possibilità ai fanciulli con ADHD di ricevere stimoli aggiuntivi rispetto la sola attività svolta sulla terra ferma. 

 Il programma previsto dagli sperimentatori prevedeva esercizi con caratteristiche sia aerobiche, precedute da un adeguato riscaldamento, che coordinative, seguite infine da defaticamento.

 Riteniamo che il tempo ideale per questo tipo di attività siano un massimo di 45’ con un’impostazione differente dalle lezioni standard della scuola nuoto a cui siamo abituati a pensare, in quanto le proposte dovrebbero prevedere stimoli cognitivi, il tutto sottoposto in forma ludica.

 Questo programma non è esclusivamente rivolto ai bambini affetti da ADHAD, ma al contrario deve essere proposto ad un gruppo eterogeneo, migliorando così nonsolo i deficit specifici legati al disturbo ma anche l’inclusione e un coinvolgimento collettivo.

di Alaimo F., Bilardo G., Blardone I., Mandelli A., Mannarino G.

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